La relazione tra cancro e trombosi è ormai certa, circa un paziente su tre affetto da tumore soffre di episodi tromboembolici, anzi in alcuni casi è proprio la trombosi a essere la causa dello sviluppo di alcune forme tumorali.
Il problema è che questa correlazione spesso è sottovalutata dai pazienti e dai medici stessi.
L’associazione tra cancro è trombosi è nota ormai da circa 150 anni, da quando il medico francese Trousseau ne descrive l’impatto, tanto che oggi si parla di sindrome di Trousseau.
Recenti ricerche dimostrano, infatti, la poca conoscenza del fenomeno da parte dei pazienti, che naturalmente appaiono molto concentrati sulla diagnosi e le terapie oncologiche, tanto da sottovalutare le possibili conseguenze cardiovascolari e gli effetti sulla qualità della vita, dovute anche all’uso protratto nel tempo dell’eparina.
Secondo gli esperti, la mancata riconoscenza della relazione tra trombosi e cancro è dovuta anche al fatto che la complicanza è stata trattata principalmente in laboratorio e solo nel 2000 vengono pubblicati i primi dati a conferma.
A proposito della scarsa conoscenza dei pazienti della correlazione descritta, vediamo nel dettaglio il risultato di un sondaggio europeo pubblicato sulla nota rivista Cancer Treatment and Research Communications.
Il sondaggio, coordinato dall’European Cancer Patient Coalition, è stato effettuato in 6 paesi europei: Italia, Francia, Germania, Grecia e Spagna.
1365 le persone coinvolte tra pazienti e caregiver.
In Italia, hanno partecipato alla ricerca sulla correlazione tra cancro e trombosi circa 276 persone e il 73% ha dichiarato di non essere a conoscenza di questa relazione.
Solo l’11% dichiara di aver ricevuto informazioni in merito dai medici e il 6% si è informato da solo.
Il sondaggio ha permesso anche di approfondire i fattori di rischio che fanno del cancro, oggi, una delle cause principali dell’insorgere di malattie cardiovascolari, tanto da costituire la seconda causa di morte dopo la malattia stessa.
L’associazione tra trombosi e cancro varia a seconda del tipo di tumore, il rischio è più elevato per i pazienti affetti da tumore allo stomaco, al pancreas e al cervello; inoltre, i dati confermano una relazione anche tra linfoma e trombosi.
Tra i fattori di rischio sono annoverati l’inattività, la chirurgia, la chemioterapia o la radioterapia, l’aver sofferto di trombosi in passato o essere affetti da tumore in stadio avanzato.
La presenza di un tumore produce l’aumento dei processi di coagulazione e della stasi ematica, così la massa tumorale provoca un lento defluire del sangue nelle vene e la conseguente compressione dei vasi sanguigni.
Secondo gli esperi dell’AIOM (Associazione italiana di oncologia medica):” Le neoplasie facilitano la coagulazione del sangue perché le cellule tumorali producono alcune sostanze che attivano direttamente i fattori coinvolti nel processo coagulativo e altre sostanze che invece stimolano alcune cellule presenti nel sangue, come i monociti, le piastrine e le cellule endoteliali, a produrre a loro volta molecole implicate nel complesso meccanismo della coagulazione”.
Come al solito la parola d’ordine è prevenzione.
Il malato oncologico può mettere in atto alcuni semplici comportamenti per prevenire la trombosi: fare brevi passeggiate, smettere di fumare, fare stretching, mantenere un buon livello di idratazione.
È importante prevenire la trombosi partendo anche dalla tavola, come riportato dalla Fondazione Artet.
Inoltre, è possibile prescrivere farmaci per sciogliere i coaguli, anche per via orale.
Prevenire o intervenire tempestivamente è fondamentale anche per scongiurare l’insorgenza dell’embolia polmonare causata da tumore.
In conclusione, la correlazione tra cancro e trombosi appare sconosciuta o sottovalutata dagli stessi pazienti, che vanno adeguatamente informati, soprattutto quando il tromboembolismo venoso è indicativo della presenza di un cancro occulto.
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