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Connected Care: verso una sanità digitale

26 Aprile 2021

L’integrazione dei dati costituisce il presupposto per la Connected care, una sanità digitale e connessa in grado di assicurare servizi in linea con la sostenibilità e i bisogni dei cittadini.

Gli strumenti digitali di comunicazione medico-paziente e le soluzioni di Telemedicina hanno assunto un ruolo fondamentale, soprattutto durante l’ultimo anno.
Il Ministro Speranza nel presentare lo scorso 17 marzo le linee programmatiche del suo dicastero, ha ribadito l’importanza della medicina territoriale e dell’ammodernamento tecnologico delle strutture ospedaliere.
L’obiettivo è quello di investire maggiori risorse nel digitale.
L’ipotesi è quella di creare un’infrastruttura unica a livello nazionale per la gestione delle informazioni e il conseguente miglioramento della governance.

Connected care: progressi

La Connected care è un modello di cura in cui il cittadino è posto al centro di un ecosistema di servizi che lo supportano dalla ricerca delle informazioni, alla prevenzione, al percorso terapeutico.
Certo, stiamo parlando di un progresso difficile da realizzare, che richiede omogeneità laddove le scelte locali e incoerenti hanno generato frammentazioni difficili da sanare.


Fino allo scorso anno, le ricerche effettuate dall’Osservatorio Innovazione Digitale in sanità mostravano livelli di diffusione di tali applicazioni molto bassi: si osservavano sperimentazioni sporadiche presenti in alcune strutture sanitarie e i medici che dichiaravano di utilizzare queste applicazioni erano in media al di sotto del 5% degli intervistati.
Durante l’anno pandemico, si registra una crescita dell’attenzione verso la telemedicina, fondamentale secondo 3 medici specialisti su 4 nella gestione dell’emergenza, e anche verso l’intelligenza artificiale, ritenuta utile per aumentare la personalizzazione delle cure, anche se ancora poco utilizzata dai medici.
Anche i clienti-pazienti hanno mostrato maggiore interesse per la telemedicina.
Infatti, un cittadino su 3 vorrebbe sperimentare una televisita con il proprio medico generale, il 29% con uno specialista, un altro 29% sarebbe interessato ad un tele-monitoraggio dei propri parametri clinici e uno su 4 proverebbe una video-chiamata con uno psicologo. Chi non mostra interesse, circa il 59% degli intervistati, preferisce incontrare il medico di persona.

Gli attori sociali della sanità digitale

Cittadini, medici, aziende sanitarie, Regioni, Governo, aziende dell’offerta, assicurazioni, aziende farmaceutiche, università e centri di ricerca sono chiamati a una collaborazione attiva.
La presenza di una governance dei dati a livello nazionale è essenziale per consentire la raccolta e lo scambio di informazioni tra tutti questi attori.
Questa visione è condivisa anche dall’Europa, che con la pubblicazione del European Strategy for Data mira a rafforzare la collaborazione internazionale raggiungendo i seguenti obiettivi:
-scambio dei dati sanitari dei pazienti
-sostegno alla ricerca
-accesso facilitato ai dati sanitari
-promozione della medicina digitale
-sicurezza del trattamento dei dati

La situazione in Italia


In Italia, a livello regionale, assistiamo a un diverso approccio nell’utilizzo delle piattaforme per la gestione dei dati.
Il Fascicolo sanitario elettronico è poco conosciuto dai cittadini, che pensano di non averne bisogno e gli stessi medici di famiglia ne fanno un uso ancora davvero esiguo.
Il Decreto Rilancio offre un forte impulso all’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico, eliminando la necessità di consenso all’attivazione.
In questo contesto le aziende sanitarie giocano un ruolo fondamentale nella raccolta, analisi e valorizzazione dei dati.
La raccolta dei dati deve avvenire ai diversi livelli:
-il cittadino, che con molta facilità deve poter comunicare o accedere ai dati sulla propria salute;
-il medico di famiglia e il medico specialista, che raccoglie dati strutturali attraverso Cartelle Cliniche Elettroniche;
-le aziende sanitarie, che integrano le varie tipologie di dati all’interno di un sistema omogeneo.
Infine, le Regioni e il Ministero devono valorizzare e promuovere la Connected care.