Quali sono i fattori legati alla genetica e all’ambiente determinanti nella comparsa delle forme aggressive di cancro alla prostata e di eventuali recidive?
Il cancro alla prostata è nei paesi occidentali quello più frequente nella popolazione maschile e in Italia si attesta al terzo posto fra le cause di morte per cancro.
La prevenzione primaria, con programmi di screening sempre più mirati e secondaria, cioè l’adozione di comportamenti protettivi nei confronti dell’organismo, hanno determinato una crescita della sopravvivenza maschile negli ultimi decenni.
Il cancro alla prostata è estremamente vario, da una parte abbiamo forme silenti e poco aggressive, dall’altra forme più aggressive caratterizzate da elevati livelli di mortalità.
La nascita del cancro alla prostata è legata a fattori non modificabili, legati cioè alla familiarità con la malattia, all’età, al patrimonio genetico e all’altezza, che possono però essere un utile strumento diagnostico per individuare le categorie di soggetti più a rischio.
Un altro fattore di rischio è l’appartenenza etnica: i casi nell’etnia afro-americana sono maggiori rispetto a quelli registrati nella caucasica con più del doppio del rischio di morte.
Interessante il fatto che i cinesi si ammalino meno in Cina, ma spostandosi verso ovest il rischio aumenta, dimostrando la forte correlazione con l’ambiente.
Infatti, nella comparsa della neoplasia sono determinanti i cosiddetti fattori ambientali, sui quali ognuno di noi può intervenire, modificando per esempio lo stile di vita.
Vediamo insieme quali sono i fattori ambientali che rendono più esposto l’uomo allo sviluppo del cancro alla prostata.
In generale è preferibile mangiare bene, svolgere attività fisica, almeno 30 minuti al giorno ed evitare situazioni stressanti, che incidono negativamente sull’azione del sistema immunitario.
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