Il tumore alla prostata è nella fase inziale asintomatico, ecco perché non eseguire screening regolari o confrontarsi con costanza con il proprio medico possono essere comportamenti davvero deleteri.
Si rischia, cioè, di accorgersi della malattia quando il tumore ha già raggiunto un grado di Gleason tra 8 e 10.
Abbiamo parlato qui nel dettaglio del punteggio di Gleason.
Alcuni sintomi sono indicatori di problemi lievi, come infezioni o l’ipertrofia prostatica, altri indicano problemi più seri, assolutamente da non sottovalutare.
Le possibilità di ammalarsi di tumore alla prostata aumentano dopo i 50 anni, con percentuali molto alte dopo i 65.
L’età è uno dei fattori di rischio più importanti, ma anche la familiarità, la presenza di mutazioni genetiche e lo stile di vita sono variabili non trascurabili.
La prevenzione è l’arma che ognuno di noi ha contro il cancro, e nel caso del tumore alla prostata, bisogna prestare attenzione a questi sintomi: difficoltà a urinare, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a urinare bene e dolore ai testicoli.
In breve, i sintomi segnalati dagli esperti sono:
È bene precisare che spesso i sintomi descritti sono collegati a forme patologiche meno gravi, alcuni di essi possono, però, essere avvisaglia di altri tipi di tumore, molto frequenti tra gli uomini, come il cancro ai testicoli o alla vescica e reni.
Il tumore al testicolo si sviluppa principalmente in uomini con un’età tar i 15 e i 35 anni e i segnali più comuni sono il dolore, il gonfiore, la durezza e la presenza di eventuali noduli.
Il sangue nelle urine è spesso un sintomo sottovalutato, liquidato come cistite e curato con semplice antibiotico, se però il sintomo persiste è bene eseguire un’ecografia dell’apparato urinario e la ricerca di indicatori tumorali.
Anche perché è un sintomo riscontrabile sia nel tumore alla prostata aggressivo, sia nel cancro ai reni e alla vescica.
Secondo gli esperti il numero delle diagnosi per tumore alla prostata è aumentato notevolmente grazie a campagne di screening sempre più mirate.
Ma quali sono gli esami utili a diagnosticare la malattia?
La misurazione del PSA, cioè il test dell’antigene prostatico specifico. Si tratta di un semplice esame del sangue che rileva la presenza della proteina prodotta dall’organo prostatico.
Si discute molto sulla validità della misurazione del PSA, perché spesso la sua alterazione è dovuta a patologie benigne, come l’ipertrofia.
Nella valutazione il medico può procedere con l’esplorazione rettale o la biopsia prostatica, la quale si rileva lo strumento migliore per identificare la presenza di cellule tumorali.
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