Tumore prostatico: in aumento la percentuale tra gli under 50
Il tumore prostatico colpisce sempre più gli under 50: è questo il dato saliente del XXXI congresso della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) tenutosi lo scorso ottobre.
L’aumento della percentuale si attesta al 3,4% annuo.
Secondo gli specialisti il dato potrebbe essere il risultato di un’anticipazione della diagnosi rispetto al passato e del fatto che gli uomini si sottopongono ai programmi di screening sempre più in anticipo con l’età.
Il cancro alla prostata può essere asintomatico e molto aggressivo, soprattutto fra i giovani adulti.
Gli uomini con un caso di tumore in famiglia devono sottoporsi a controlli regolari, perché è stato dimostrato che presentano un rischio fino a 3 volte in più rispetto al resto della popolazione maschile.
Per chi ha, invece, più di un familiare affetto da tumore prostatico, lo scenario è ancora più complesso, infatti, il rischio di sviluppare la malattia è addirittura di 5 volte più alto.
Tumore prostatico: quali sono i progressi?
Anche per il tumore alla prostata metastatico, avanzato e resistente alle cure nei prossimi anni sarà possibile utilizzare gli inibitori di PARP, già utilizzati nella cura del tumore alla mammella e all’ovaio con ottimi risultati.
L’oncologia di precisione si rileva fondamentale nella cura dei carcinomi genitourinari e un approccio terapeutico multidisciplinare e personalizzato sembra essere la direzione da intraprendere.
Se è vero che un uomo su otto può ammalarsi di cancro alla prostata, è anche vero che l’80% sopravvive 10 anni dopo la diagnosi.
Gli strumenti a disposizione dell’equipe medica sono molteplici e spesso basta un prelievo di sangue per individuare l’antigene prostatico specifico.
La ricerca perfeziona nuove tecnologie come test genetici e altri esami capaci di analizzare con precisione i campioni di tessuto e intervenire dove necessario.
Il Covid è un problema: perché?
Durante il congresso, si è parlato ovviamente di Covid e di come questo abbia reso più difficile l’accesso alle cure.
La pandemia ancora in atto ha rallentato l’accesso alle cure dei malati di tumore in genere generando una certa diffidenza da parte del malato a recarsi per i trattamenti nelle strutture ospedaliere.
Lo scorso anno circa 76.800 persone si sono ammalate di cancro genitourinario, di cui 36mila di tumore alla prostata.
Le percentuali sono ancora alte, per questo l’invito dei medici è di effettuare i dovuti controlli preventivi, nonostante la paura del Covid.
Ultimi articoli
-
Il cancro: perché fa così tanta paura?
-
Disbiosi intestinale e cancro al seno: esiste una correlazione?
-
Quando funziona la chemioterapia: come misurarne l’efficacia
-
Il ruolo del caregiver per affrontare le sfide della quotidianità
-
Medicina di precisione e farmaci agnostici nell’oncologia moderna
-
Tumore alla prostata in Italia: aumento del 16% in 5 anni e prospettive per il 2040
-
Conoscere il cancro al seno: 7 domande e 7 risposte essenziali
-
Importanza della valutazione dello stato nutrizionale in un malato oncologico
-
Tumore al seno: novità ASCO 2023
-
Terapia genica CAR-T: cos’è, come funziona e quali sono i risultati nella lotta contro il cancro