Vaccinazione anti Covid-19, efficace anche per i malati oncologici
I dati recenti dimostrano, che anche se in minor misura rispetto al resto della popolazione, i malati oncologici rispondono bene alla vaccinazione anti Covid-19.
I pazienti con diagnosi di cancro sono a rischio di forme gravi o di morte per Covid, soprattutto se anziani con patologie pregresse.
Particolarmente esposti i malati con patologie ematoncologiche o con tumori solidi in fase avanzata, i pazienti con comorbidità severa e con fragilità legata a una condizione di immunodeficienza.
“Un livello anche basso di protezione contro l’infezione da SARS-CoV-2 è comunque meglio di niente” spiega Martin Edelman, a capo del Dipartimento di onco-ematologia al Fox Chase Cancer Center di Philadelphia negli Stati Uniti.
Proprio in virtù dei risultati delle ultime ricerche, le associazioni di oncologi, cardiologi ed ematologici sollecitano i malati a rispettare le scadenze previste: facendo passare almeno 3 o 4 settimane tra la prima e la seconda dose di vaccini basati sull’mRNA messaggero.
È dimostrato che una sola dose non è sufficiente a garantire l’adeguata protezione.
Seconda dose vaccino: perché è fondamentale
Una ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Oncology, effettuata dai ricercatori del King’s Collage di Londra ha confrontato la risposta al vaccino della Pfizer-BioNTech in tre categorie di malati: affetti da tumori solidi, ematologici e senza tumore.
Nonostante la risposta negli ultimi sia migliore, come dicevamo, per i pazienti oncologici si è dimostrata fondamentale la seconda dose.
Basti pensare che dopo la prima iniezione, la percentuale di risposta per i malati di cancro è stata del 38% (tumori solidi) e del 18% (tumori ematologici).
Dopo la seconda dose, la percentuale cresce arrivando al 95 per cento nei pazienti con tumori solidi e del 60 per cento in quelli con tumori ematologici.
È importante sottolineare che non ci sono rilevanti differenze tra i vaccini somministrati.
I vaccini sono sicuri, anche per i pazienti trattati con immunoterapia con inibitori dei checkpoint, ovvero con farmaci che tolgono i freni al sistema immunitario.
Il timore era quello che la risposta immunitaria fosse eccessiva, producendo effetti collaterali.
Perché alcuni pazienti oncologici potrebbero non rispondere alla vaccinazione anti-Covid-19?
Due sono i fattori che potrebbero determinare la mancata risposta: il tumore stesso e le terapie che vengono messe in campo per contrastarlo. Entrambi possono infatti alterare la capacità di risposta al virus.
Infatti, come dimostrato da uno studio sulla correlazione tra terapie oncologiche e vaccino, la chemioterapia è in grado di interferire con la replicazione e la sintesi del DNA e attacca le cellule immunitarie, come i linfociti.
La soppressione non è completa e quindi non limiterebbe il successo della vaccinazione.
Stesso discorso per la radioterapia e immunoterapia, a bersaglio molecolare.
I familiari dei pazienti dovranno vaccinarsi?
Ci sono pazienti (i giovanissimi) che non possono ancora vaccinarsi. In tal caso è importante che le persone che gravitano attorno alla loro vita, siano immunizzate.
L’Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica (AIEOP) raccomanda che siano vaccinati tutti i gli operatori sanitari che lavorano accanto ai giovanissimi pazienti e familiari e conviventi adulti, affinché bambini e adolescenti possano proseguire il trattamento oncologico secondo i protocolli e le linee guida.
Quindi la raccomandazione generale che i pazienti oncologici siano immunizzati contro il Covid-19.
Ovviamente il personale sanitario deve analizzare la situazione generale del malato: dal tipo di tumore, all’estensione allo stadio, alla terapia.
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