Oggi si fa un gran parlare dei vaccini mRNA come soluzione contro il cancro.
L’idea non è nuova alla ricerca scientifica, perché sono anni che i ricercatori esplorano le potenzialità terapeutiche dei vaccini a mRNA anche nella lotta contro il cancro.
L’mRNA messaggero oggi lo conosciamo più o meno tutti, perché ci ha permesso di lottare ad armi pari con la pandemia del Covid-19 e di tornare a una vita pressocché normale.
Il principio alla base dei vaccini terapeutici a mRNA è simile a quello dei vaccini preventivi, ma invece di prevenire l’infezione, questi vaccini sono progettati per stimolare il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali.
Attraverso, quindi, l’iniezione di informazioni sotto forma di mRNA, si stimola il corpo a produrre le proteine necessarie per attivare una risposta immunitaria. L’approccio sfrutta le capacità naturali del nostro organismo a contrastare gli agenti patogeni, offrendo un metodo efficace e sicuro per la prevenzione e la cura di malattie come il Covid-19 e forse il cancro.
Stiamo parlando, sicuramente, di un’opzione terapeutica per i pazienti affetti da tumori difficili da trattare con le terapie convenzionali, anche se da più parti arriva il monito a considerare i vaccini come unica strategia per prevenire l’insorgere della malattia.
Si tratterebbe, inoltre, di vaccini non universali, ma personalizzati su misura.
Ne avevamo già parlato qui.
Semplificando, un vaccino anticancro basato sull’mRNA funziona così: attraverso l’uso di biopsie e di un algoritmo, si individuano le mutazioni presenti solo nelle cellule tumorali e non in quelle sane, le quali fungono da “driver”, ossia accelerano lo sviluppo del tumore.
L’informazione raccolta viene utilizzata per creare, in laboratorio, l’mRNA contenente le istruzioni per innescare una risposta immunitaria. Dopo l’iniezione, l’mRNA viene tradotto in parti di proteine identiche agli antigeni presenti sulle cellule tumorali. In questo modo, il sistema immunitario viene addestrato a riconoscere e distruggere specificamente le cellule cancerose.
A inizio 2023, Moderna e MSD diffondono i dati preliminari su un vaccino mRNA personalizzato contro il melanoma e la stessa FDA (Food and Drug Administration) designa, per accelerarne lo sviluppo, questo vaccino come Breakthrough Therapy.
La combinazione delle due strategie, intervento chirurgico e vaccino, ha portato nel trial alla riduzione del 44% del rischio di recidiva e di morte rispetto al solo utilizzo del farmaco tradizionale.
Prima di proseguire, è bene fare una piccola digressione sulla posizione della FDA.
Il termine “Breakthrough Therapy” si riferisce a un’approvazione accelerata di farmaci o terapie che dimostrano di avere un grande potenziale per il trattamento di gravi malattie o condizioni che non hanno ancora una cura adeguata. L’ approvazione è concessa dalla Food and Drug Administration (FDA) per accelerare il processo di sviluppo e di commercializzazione dei farmaci che possono rappresentare un importante passo avanti nella cura di malattie potenzialmente mortali o invalidanti.
In pratica, l’appellativo di “Breakthrough Therapy” permette di accelerare il processo di sviluppo di farmaci e terapie innovative, riducendo i tempi di attesa e offrendo ai pazienti accesso più rapido a trattamenti promettenti.
Ritornando a Moderna, sono recenti le dichiarazioni del chief medical officer sulla rivista Guardian, in cui afferma che la casa farmaceutica è fiduciosa di riuscire entro il 2030 a fornire soluzioni mRNA contro il cancro e altre patologie gravi, come malattie cardiache o rare.
In realtà, oltre a Moderna, sono molti i laboratori impegnati in sperimentazioni di vaccini mRNA contro il cancro; per esempio, negli USA è in corso un trial per un vaccino contro il cancro alla prostata.
Studi anche per il cancro al polmone, il melanoma e i tumori testa collo.
Prima di gridare al miracolo, è bene chiarire che la ricerca deve affrontare numerose sfide, in primis l’individuazione della mutazione giusta e poi il fatto che la risposta del sistema immunitario non sia così scontata. In conclusione, i vaccini terapeutici rappresentano un’evoluzione dell’immunoterapia, anche se quest’ultima incentiva una risposta generalizzata del sistema immunitario, mentre i vaccini attivano una risposta contro un bersaglio specifico.
Forse non arriveremo a guarire le persone dal cancro solo con i vaccini, ma i vaccini mRNA utilizzati in futuro in combinazione con altre terapie potrebbero contribuire a migliorare la prognosi della malattia.
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