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Quali tipi di prevenzione esistono?

Parliamo spesso di tipi di prevenzione, di quanto adottare uno stile di vita sano e sottoporsi a controlli regolari siano le armi che abbiamo a disposizione nella lotta contro il cancro.

Ma quanti tipi di prevenzione esistono? E quali sono le scelte dipese dal soggetto, che incidono sulla salute in generale e sulla probabilità di sviluppare il cancro in particolare? Vediamole nel dettaglio.

Cosa intendiamo per prevenzione medica?

La prevenzione medica è l’insieme delle attività, azioni e interventi che mirano a ridurre la morbilità, cioè il numero di malati in un tempo e luogo specifici, la mortalità e i rischi legati al profilarsi di una data patologia.

La prevenzione promuove la salute del singolo e della collettività coinvolgendo diversi specialisti, non solo oncologi, ma anche infermieri, psicologi o assistenti sociali.
Inoltre, l’obiettivo della prevenzione è anche quello di migliorare la qualità di vita del malato e promuovere il suo inserimento nel tessuto lavorativo, sociale e familiare.

Prevenzione primaria: cosa s’intende?

Nella prevenzione primaria vengono adottati interventi e promossi comportamenti atti a ridurre l’insorgenza o lo sviluppo della malattia.
Nella popolazione sana, la prevenzione primaria incentiva comportamenti “sani” che riducono la possibilità di contrarre il cancro, agendo sui fattori di rischio.
Esistono, in realtà, due tipi di fattore di rischio collegati al cancro: il sesso, la genetica, l’età sono detti immodificabili, mentre i comportamenti o l’ambiente sono inseriti tra i fattori di rischio modificabili.
Ci si può rivolgere a tutta la popolazione, pensiamo ad esempio alla promozione dell’attività fisica regolare, o a gruppi di persone ad alto rischio, come i fumatori.

Le campagne antifumo, quelle pro vaccinazione HPV, l’educazione alimentare, la chemioprevenzione mirano tutte a ridurre, quindi, i fattori di rischio.

Quali sono gli obiettivi della prevenzione secondaria?

Nella prevenzione secondaria la malattia è presente in uno stadio iniziale e curata, spesso ancora prima della comparsa dei sintomi.
Lo strumento per eccellenza della prevenzione secondaria è lo screening, che permette di ridurre al minimo le conseguenze della malattia.
I pap test, la mammografia, l’ecografia alla prostata, la ricerca di eventuali partner sessuali per chi ha sviluppato una malattia sessualmente trasmissibile sono tutti controlli ai quali sottoporsi in base all’età e alla familiarità con la patologia oncologica.

Inoltre, i programmi di screening possono coinvolgere tutta la popolazione in base a criteri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tra i tipi di prevenzione anche la terziaria

Quando parliamo di prevenzione terziaria facciamo riferimento ai programmi per prevenire le recidive o metastasi, successive alla fine dei trattamenti.
Appartengono a questa fase le terapie adiuvanti e le misure riabilitative e assistenziali volte a reinserire il soggetto nella realtà sociale e lavorativa e aumentare la qualità di vita.

Tutti i tipi di prevenzione partono dalle scelte del soggetto, che nella quotidianità può mettere in atto comportamenti, come smettere di fumare, mangiare sano, sottoporsi a controlli regolari, con i quali sarebbe possibile, dati alla mano, prevenire circa il 30% dei tumori.







Lo stress fa ammalare di cancro?

Numerosi studi scientifici dimostrano come non ci sia nessuna correlazione tra stress e tumore.
Lo stress è la risposta fisica e psicologica del nostro organismo di fronte a situazioni considerate nuove o pericolose.
Favorisce l’attivazione del sistema nervoso, che rilascia ormoni, quali l’adrenalina, la noradrenalina e il cortisolo, che permettano all’organismo di reagire alla situazione potenzialmente pericolosa.
Superato l’ostacolo, la situazione ormonale torna nella norma.
Lo stress può, per esempio, rendere più difficile il percorso di cura, diventando un fattore che influisce negativamente sulla guarigione.

Quanto è pericoloso lo stress cronico?

Esistono, infatti, diversi tipi di ansia, e non sempre la reazione del nostro organismo è da considerarsi negativamente.
La forma più diffusa è indicata come eustress e rappresenta la capacità delle persone di reagire o meno davanti a una situazione imprevista.
Per esempio la fibrillazione porta a un aumento delle energie in chi deve consegnare un lavoro con una scadenza ravvicinata.
Quando questa forma di tensione aumenta e diventa incontrollabile, lo stress da variabile positiva diventa negativa. In tali casi si parla di distress.

Lo stress diventa cronico e i livelli di ormoni, alti, fanno salire la pressione arteriosa, con la comparsa di disturbi come ansia, depressione, dermatiti, stomatiti e mal di testa.
È quello che accade dopo una diagnosi oncologica, il paziente va sotto stress, evidenziando disturbi anche in altre parti del corpo.
È necessario, con l’aiuto di professionisti, far sì che la persona accetti la malattia e compia un percorso di consapevolezza e cura del proprio corpo, spesso trascurato durante le cure.
Spesso nel parlare comune lo stress è additato come causa scatenante di malattie, ma lo stress può provocare il cancro?

Lo stress può provocare il cancro?

Partiamo subito dal presupposto che gli studi scientifici in materia sono tanti e nessuno evidenzia una correlazione tra livelli cronici di stress e cancro.


Le ricerche sono state condotte su campioni numericamente esigui, con bias importanti e non tenendo presenti i diversi stili di vita dei pazienti.
Perché dobbiamo ricordare che quando parliamo di stress, facciamo riferimento a un mondo talmente ampio di risposte, che è difficile darne una definizione univoca, poiché molto dipende dalla reazione individuale.
Così come è individuale la risposta al cancro.
In realtà gli studi epidemiologici su ansia e cancro sono pochi e di bassa qualità.
I metodi utilizzati consistono nel chiedere a pazienti a posteriori se abbiano sofferto di stress prima della diagnosi, i risultati, perciò, non sono affidabili, dato che durante le cure i ricordi possono essere offuscati, enfatizzati e il passato letto maniera distorta.
Le persone sotto stress sembrano, però, adottare comportamenti non salutari, che incidono negativamente sulla salute generale.

Ansia e comportamenti sbagliati

Fumare, mangiare male, bere alcool o limitare quasi completamente l’attività fisica sono tutti comportamenti correlati allo stato ansioso, periodo della vita dove sembrano perdersi le buone abitudini.

Inoltre, quando si sta vivendo un periodo difficile, si pone meno attenzione alla propria salute, ci si dimentica di sottoporsi a regolari controlli, con il rischio di arrivare tardi alla diagnosi.

In conclusione: lo stress non è la causa scatenante del cancro, ma i comportamenti messi in atto incidono sulla diagnosi e sulla prognosi della malattia.



Firma di espressione genica e chemioterapia

Uno studio collega la firma di espressione genica alla risposta del paziente alla chemioterapia ed è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications.

L’espressione genica è il processo tramite il quale le informazioni vengono trasferite dai geni del DNA alle proteine tramite l’RNA. Così le cellule e i tessuti acquisiscono informazioni e caratteristiche indagate dai test di espressione genica.

In parole semplici, in ogni paziente malato di cancro esistono cellule tumorali diverse per crescita, metastasi e risposta alla chemioterapia.

Espressione genica: tecnologie a confronto

Nello sviluppare la nuova tecnica di sperimentazione, i ricercatori hanno adottato due tecnologie diverse: la prima messa a punto da Humberto Contreras-Trujillo dell’USC e i suoi colleghi permette di leggere le firme di espressione genica delle cellule in pazienti affetti da leucemia.
La seconda sviluppata da Lu Lab etichetta le cellule malate con codici a barre, offrendo la possibilità non solo di riconoscere quelle leucemiche, ma anche di ricostruire la progenie della malattia.

Secondo Lu, Professore di biologia delle cellule staminali di Richard N. Merkin. e medicina rigenerativa, ingegneria biomedica, medicina e gerontologia presso la USC e studioso della Leukemia & Lymphoma Society, lo studio è in grado di identificare geni sconosciuti coinvolti nella progressione e nella resistenza alle cure della malattia.

Infatti, un grosso ostacolo per gli studiosi sul cancro è l’analisi di campioni non rappresentativi di cellule nei pazienti.

Quindi se un medico raccoglie le cellule del paziente tramite un prelievo di sangue standard, probabilmente il campione non includerà le cellule leucemiche non circolanti localizzate nelle tasche del midollo osseo.
E la cosa più preoccupante è che le tasche di cellule malate non sono distribuite in maniera uniforme nei pazienti.

I risultati ottenuti mediante il trapianto seriale sono molto interessanti. Infatti, lo studio dimostra la sopravvivenza di cellule cancerogene nei trapianti seriali con particolari forme di espressione genica.
In pratica i ricercatori hanno dimostrato i limiti delle fasi finali dei test clinici prima che questi vengono applicati alla ricerca umana, poiché i modelli usati non riescono a catturare la diversità delle cellule tumorali all’interno del singolo paziente.

Inoltre, nella pratica clinica la terapia combinata, che unisce cioè chemioterapia intensiva a breve termine e mantenimento nel lungo periodo, appare la formula migliore.

La ricerca sulla firma di espressione genica delle cellule leucemiche dimostra come questa influenzi la risposta del paziente alla cura e può essere applicata ad altre forme di cancro con notevoli successi.

The value of time: le problematiche nella real life del malato di cancro al polmone

L’obiettivo dell’incontro in programma il 14 Ottobre è fare il punto sulle problematiche che gli specialisti incontrano nella real life con il paziente malato di cancro al polmone.

Il tumore al polmone continua a essere una delle patologie più diagnosticate e la prima causa di morte in Italia e nel mondo occidentale.
I programmi di screening, le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia hanno sicuramente portato a dei miglioramenti.
Negli ultimi anni si registra anche un cambiamento di tipo culturale, il percorso di cura è ormai frutto di un approccio multidisciplinare alla malattia con chiari miglioramenti sulla qualità e la quantità di vita del paziente oncologico.

Fake news sul cancro

Le fake news sono sempre esistite, quello che è cambiato è la velocità con la quale le notizie false si diffondono generando confusione e falsi miti.

Infatti, con il dilagare dei social, delle nuove forme di comunicazione, basta un click perché una falsa informazione arrivi a milioni di persone. Fatto piuttosto grave se la disinformazione riguarda la salute e il cancro.
Cosa fare? L’unica soluzione è smentire la bugia con esempi reali e concreti utilizzando gli stessi canali.
Il web e i social devono diventare i mezzi per combattere i divulgatori di falsità.
Il portale tumoremaèveroche, fortemente voluto dall’AIOM, nasce con l’intento di fornire all’utente informazioni sicure sul cancro e di selezionare smentite ufficiali e autorevoli contro le fake news.

Fake news: smentiamone alcune

  • Una cura a base di vitamine permette di combattere il cancro? Falso.
    Le vitamine sono utili al funzionamento del nostro organismo, ma non è stato dimostrato che l’assunzione sia efficace per combattere il cancro e di conseguenza l’impiego di integratori, al di là di esigenze mediche specifiche, va scoraggiato.
  • È vero che una dieta ricca di grassi costituisce una cura valida per il cancro. Falso.
    Anzi, le evidenze scientifiche dimostrano che una dieta equilibrata, povera di zuccheri semplici e grassi, ma ricca di frutta e verdura sia da prediligere.

Ne abbiamo parlato qui.

Molto interessante la sezione sulle piante cosiddette miracolose e la menopausa.

  • L’artemisia annua distrugge il 98% di cellule cancerose in 16 ore. Falso.
    La pianta di per sé non rappresenta una cura contro il cancro, sebbene ci siano delle ipotesi sulla sua attività coadiuvante rispetto ai trattamenti classici contro il cancro.
  • È vero che le vampate di calore in menopausa sono indice di cancro al seno? Falso.
    I sintomi da menopausa sono fisiologici in questa fase della vita di una donna perché legati a cambiamenti ormonali. Infatti, la scienza più che collegare le vampate di calore a particolari forme tumorali, sta cercando di capire quale ormone in particolare ne determina la comparsa.

Notizia vera: dal cancro si guarisce

Le fake news smentite dal portale con prove scientifiche certe sono molte, ma ci fa piacere concludere con una notizia vera.
Si può guarire dal cancro? Vero.
La percentuale delle persone malate di cancro vive a molti anni dalla diagnosi è aumentata negli ultimi anni, grazie ai programmi di screening e ai miglioramenti delle terapie, farmacologiche e chirurgiche.
Per esempio, nel caso di tumore alla mammella, l’87% di donne vive dopo i 5 anni dalla diagnosi.
La sopravvivenza a 5 anni è un parametro adottato per quantificare la chance di guarigione, anche se in realtà alcuni tipi di tumore presentano delle recidive anche dopo questo lasso temporale.
In generale, però, il numero di persone vive a distanza di anni da una diagnosi oncologica è in aumento e questo non solo in Italia.

Immunoterapia nei tumori solidi: novità dalla letteratura internazionale



Il live webinar “Immunoterapia nei tumori solidi: quando e come“, in programma il 15 settembre, ha l’obiettivo di analizzare le novità dell’immunoterapia nella letteratura scientifica internazionale, attraverso la presentazione di casi clinici specifici.
L’immunoterapia rappresenta un approccio nuovo ed efficace nella cura dei tumori solidi, laddove le terapie combattono la malattia stimolando la risposta del sistema immunitario.
Le patologie tumorali che hanno tratto notevoli benefici dall’immunoterapia sono il melanoma, il tumore polmonare e il tumore rettale.

Il decalogo delle cose da dire a un malato di cancro

Una diagnosi di cancro, come abbiamo più volte sottolineato, porta con sé strascichi di emozioni e di cambiamenti così importanti, che il malato necessita dell’affiancamento di uno psicologo e di tatto da parte di chi lo circonda.

A volte l’uso di alcune frasi genera solo angoscia e dolore, perché partire dalle parole è il primo passo per aiutare chi sta affrontando una diagnosi e cura oncologica.

Ecco le 10 frasi da evitare con un malato di cancro

Paolo Gritti, past president della Società Italiana di Psiconcologia (Sipo), ha stilato questo decalogo.

  • Devi solo riposare e stare sereno, ci occuperemo noi di tutte le tue faccende
    L’intento è dei migliori, però il malato di cancro sente la necessità di sentirsi attivo, capace di continuare a svolgere le sue attività quotidiane.
  • Poverino
    Il cancro è una malattia, grave, vero. Il malato ha bisogno, però, di positività, di sapere che ce la può fare.
    Non necessita di ansia sul futuro, sui possibili effetti collaterali. Al cancro si sopravvive, questo è il messaggio giusto!
  • I medici non hanno ancora capito di che si tratta
    Il paziente ha il diritto di conoscere la propria situazione, il silenzio e le bugie acuiscono solo lo stato di paura e di ansia e negano la possibilità di poter decidere.
  • Nessuno di noi dirà nulla
    Il Dott. Gritti la chiama la “congiura del silenzio”, ovvero la decisione unanime di familiari o amici di mantenere il silenzio sulle reali condizioni di salute.
    Il gesto di protezione, rischia però di generare rabbia e quindi medici e infermieri dovrebbero informare il malato su ogni aspetto.
  • Ce l’hai, ma non è proprio così
    Possiamo chiamarle le mezze verità. Recenti studi dimostrano come il paziente abbia bisogno della verità sul tumore, sulle terapie e le possibilità di guarigione.
  • Non farti domande
    Anche questa frase è sbagliata: la persona malata ha bisogno di chiedere, informarsi, dire la propria opinione. Ha bisogno di essere ascoltato.
  • Proviamo questa cura, dicono che sia miracolosa
    Sostenere le aspettative dell’esistenza di cure miracolose e spesso non provate scientificamente è un errore.
    Inoltre, sottolinea il Dott. Gritti, in Italia la cura contro il cancro ha raggiunto livelli che nulla hanno da invidiare agli altri paesi europei.
  • Fate così è la cosa migliore
    Quando il cancro avanza, compito del medico è lasciare libero il paziente e i suoi familiari nella scelta delle azioni da eseguire e rendersi disponibili a sfoghi e stati emotivi.
  • Il malato non è invisibile. La scelta giusta è quella di chiedergli come sta, con discrezione.
  • “Ho tanti conoscenti malati di cancro”
    Sarebbe il caso che amici e familiari la smettessero di alimentare false speranze e peggiorare la condizione del malato con informazioni o peggio, fake news.

Cancro: il percorso dopo la cura

Affrontare il cancro significa intraprendere un percorso complesso che ha inizio con la diagnosi e prosegue con la cura e i controlli periodici.
Le ripercussioni sullo stato di salute fisiche ed emotive del paziente sono notevoli.
Le statistiche ci dicono che più della metà dei malati guarisce in modo definitivo, un 20% convive con la malattia per un lungo periodo e in generale, il 4% dei cittadini ha o ha avuto una storia personale di tumore.

La percentuale dei guariti è in crescita, grazie al successo dei programmi di screening.
Nonostante l’auspicio sia quello che con la fine delle cure si possa tornare alla vita di prima, le tracce lasciate dalle cure e dai trattamenti possono avere ripercussioni anche a lungo termine.
Così se è normale aspettarsi effetti collaterali durante le cure, alcune patologie possono essere aggravate o manifestarsi a distanza di mesi, come il diabete o le cardiopatie.
Risulta necessario un approccio multidisciplinare, che veda la collaborazione di oncologi, psicologi e altri specialisti, oltre che dei medici di medicina generale per affiancare il malato durante le terapie e dopo.


Assistenza post cura

La prevenzione e la cura degli effetti collaterali è delegata al medico curante in primis (messo a conoscenza per primo dei sintomi) e poi al personale ospedaliero, che esegue i controlli (follow up) codificati dalla comunità scientifica, che hanno lo scopo di evidenziare una recidiva della malattia, ma anche le problematiche che ostacolano il ritorno alla normalità.
Dopo una prima fase intensiva, i controlli tendono a diradarsi nel tempo: il guarito deve fare affidamento al proprio medico, questo per evitare di fare controlli sbagliati che accrescono il grado di apprensione.

La riabilitazione:
Un ruolo importante è quello della riabilitazione, che ha lo scopo di prevenire e trattare gli effetti collaterali dei trattamenti e recuperare le funzioni lese.
In base al tipo di tumore e alle terapie ricevute sono stabiliti interventi riabilitativi specifici.
L’obiettivo è quello di aiutare la persona al reinserimento lavorativo, sociale e familiare.
Ma quali sono le conseguenze a lungo termine del cancro?
Come anticipato, le conseguenze sono legate al tipo di trattamento, quindi se la chemioterapia porta con sé alterazione della memoria, cataratta, disturbi cardiaci; l’intervento chirurgico, per esempio, determina altri effetti.

Nell’opuscolo La vita dopo il cancro, sono descritti tutti i possibili effetti collaterali delle terapie e i rimedi per alleviarli.

Stato emotivo: approccio multidisciplinare

Sopravvivere al cancro, significa ricostruire pezzo per pezzo la propria integrità mentale.
Significa imparare a convivere e controllare stati emotivi contrastanti, sempre alla ricerca di un nuovo equilibrio.
La rabbia, il senso di solitudine e isolamento, l’ansia e la paura costante che la malattia possa ripresentarsi e interpretare alcuni sintomi come la conferma.
Talvolta questi pensieri sfociano in crisi d’ansia, difficoltà di concentrazione, eccessi d’ira, altre, passano con il tempo, quando si riprende in mano la propria vita e si acquisisce maggiore sicurezza.
Discorso a parte va fatto per la sfera sessuale: i trattamenti e le conseguenze psicologiche spesso sono foriere di un calo del desiderio, soprattutto tra le donne. Il consiglio è quello di farsi affiancare da uno specialista e dialogare molto e apertamente all’interno della coppia.

La comunità scientifica sostiene il valore dell’approccio multidisciplinare alla cura e alla fase post guarigione, perché riesce ad avere una visione d’intervento d’insieme.

I numeri del cancro in Italia: nel 2020 stimate 377mila diagnosi in più

Secondo i risultati del decimo censimento “I Numeri del Cancro in Italia” sono 377mila le nuove diagnosi oncologiche nel nostro Paese.

La ricerca condotta dall’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) in collaborazione con altri enti impegnati nella lotta contro i tumori ha evidenziato come i numeri delle diagnosi siano in crescita per le donne, circa 6000 in più rispetto al passato.

In generale il tumore più frequentemente diagnosticato nel 2020 è quello alla mammella, seguito dalla neoplasia al colon-retto, da quella al polmone, prostata e vescica.

Positivi i dati che riguardano il cancro al colon-retto, per il quale si verifica una diminuzione della mortalità di circa il 20% rispetto al picco di intensità del 2013.
L’efficacia delle campagne di prevenzione e delle terapie innovative ha avuto come conseguenza un aumento delle persone vive dopo la diagnosi e in molti casi addirittura con le medesime aspettative del pre malattia.

Purtroppo si registra un costante aumento dei casi di tumore al polmone nelle donne, causato dal fumo di sigaretta, della cui relazione con molti tipi di neoplasie si è più volte discusso.

Aspettativa di vita post diagnosi

Almeno un paziente su quattro (quasi un milione di persone) è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito.
Un altro dato importante è quello relativo alla riduzione complessiva dei tassi di mortalità stimati nel 2020 rispetto al 2015, in diminuzione per entrambi i sessi.

Nelle donne la sopravvivenza a 5 anni è migliore di quella maschile, questo dato è legato al fatto che il cancro alla mammella è più facilmente diagnosticabile rispetto ad altre neoplasie.
 
La decima edizione de “I numeri del cancro in Italia” conferma la qualità del nostro Servizio Sanitario Nazionale: rispetto a 10 anni fa cresce il numero di donne e uomini che sopravvivono alla diagnosi di tumore, aumenta l’aspettativa di vita e diminuisce il tasso di mortalità.

I dati testimoniano, inoltre, l’efficacia dei programmi di screening e la necessità di adottare stili di vita corretti.
Gli italiani prendono sempre più coscienza che alcune abitudini, come fumare, bere alcool e condurre una vita sedentaria sono variabili determinanti nello sviluppo di patologie oncologiche.


 

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