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La vita oltre la malattia richiede assistenza e supporto

L’assistenza ai malati di cancro non può essere legata solo alla fase della cura, ma deve proseguire anche nella fase della guarigione.

C’è una vita oltre la malattia e nonostante i paesi occidentali sembrano prestare attenzione ai bisogni fisici e psichici del paziente oncologico, molto deve essere fatto.
La rivista The Lancet pubblica una serie di articoli su queste tematiche per sensibilizzare operatori sanitari e decisori politici.
Partiamo dalla situazione nel nostro paese, che è all’avanguardia nella cura contro il cancro.
In Italia, infatti, il 50% degli uomini e il 63% delle donne è vivo a 5 anni dalla diagnosi, data importante soprattutto nella previsione delle recidive.
Ci sono, come sappiamo, alcuni tipi di tumore in cui la riuscita delle cure è molto alta, come alla tiroide, alla prostata, al seno.
Ovviamente molto dipende dal grado del tumore e dai programmi di screening ai quali tutti noi dovremmo sottoporci con regolarità.

Nella rivista The Lancet si delinea una criticità, sembra, cioè, che nei percorsi di assistenza ci si concentri troppo sulla fase di individuazione di possibili recidive e meno su quella post cura, con l’intento di migliorare la qualità della vita del malato oncologico.
Inoltre, la gestione dei controlli attualmente spetta a oncologi, ematologi, radioterapisti, ma dovrebbero essere coinvolti tutti, compresi medici di base e caregiver, per un approccio personalizzato ed efficace.

Gli effetti fisici e psicologici della malattia e soprattutto delle cure possono essere difficili da superare, senza un adeguato supporto.
A livello fisico le conseguenze della chemio sono diverse, dai problemi cardiaci, alla sindrome metabolica, all’osteoporosi, ai problemi sessuali.
E nonostante l’immunoterapia sia più tollerabile rispetto alla chemio tradizionale, anche alle cure più innovative seguono strascichi di effetti collaterali sull’apparato digerente, sulla pelle e sulle ossa.
Per non parlare dei bisogno psicologici, per i quali si necessita di un percorso terapeutico.
Per esempio abbiamo parlato dei risvolti del cancro sul rapporto di coppia. Leggi il nostro articolo.

Proprio con l’intento di scongiurare le recidive, è importante affiancare il paziente nel cambio dello stile di vita: smettere di fumare, controllare il peso corporeo, praticare attività fisica regolare, sono tutti comportamenti ai quali il paziente va indirizzato in un sistema assistenziale ideale.

Particolare attenzione, secondo il dossier di Lancet, va data a chi ha superato il cancro da bambino/a o da ragazzo/a, perché subisce il rischio di recidiva in età adulta, nonché i danni collaterali delle terapie.

L’assistenza continua è un obiettivo per i prossimi anni, sicuramente c’è molto da lavorare, anche in virtù della piena realizzazione della telemedicina.

L’aspirina può ridurre il rischio di recidive nel cancro al seno ormonosensibile?

L’aspirina non ha alcun effetto positivo e coadiuvante delle terapie nell’evitare recidive nelle pazienti affette da tumore al seno HER2-.

Questa è la conclusione di un importante trial condotto su circa 3000 malate dal Dana-Farber Cancer Institute Boston, ripreso dall’American Society of Clinical Oncology.

Aspirina e cancro al seno: lo studio

Il clinical trial condotto dagli scienziati del Dana-Faber, con la tecnica del doppio cieco, cioè né le malate né i valutatori erano a conoscenza di ciò che il paziente stesse assumendo, ha analizzato il rischio di recidiva nelle donne affette da cancro al seno Her2-.

Nello studio, le donne sono state divise in due gruppi: metà ha assunto l’aspirina una volta al giorno, mentre l’altro gruppo un medicinale placebo.
Bene, tra i due gruppi non sono emerse differenze statisticamente rilevanti.
Secondo Wendy Y.Chen, autrice della ricerca, l’aspirina non è utile a prevenire le recidive nel cancro al seno.

L’acido acetilsalicidico può essere utilizzato nelle terapie oncologiche?

L’aspirina è oggi prescritta come terapia per determinate categorie patologiche, ictus o infarto per esempio, per la sua capacità di fluidificare il sangue.
Infatti, l’acido acetilsalicidico è una delle molecole più famose impiegate ormai da decenni in medicina proprio per la versatilità delle sue caratteristiche.
L’aspirina è un antipiretico, antiinfiammatorio, analgesico e, come nei casi di ictus o infarto, è un antiaggregante.

Da anni, poi, grazie alle capacità antiinfiammatorie della molecola, l’aspirina è oggetto di studio in campo oncologico.

Diciamo subito che le ricerche sono tante, ma le conclusioni certe, poche.
Nel 2020 un’analisi aggiornata condotta dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha attestato una riduzione di circa il 25% di cancro al colon-retto, con un effetto proporzionale alla quantità e alla durata della terapia.
L’acido acetilsalicidico è associato anche a una riduzione del cancro all’esofago, stomaco, fegato e pancreas.

Sebbene questi dati facciano pensare a un possibile uso dell’aspirina nella cura contro il cancro, gli esperti raccomandano molta cautela.
Inoltre, sono stati riscontrati effetti collaterali anche gravi, quali emorragie, soprattutto nei pazienti oncologici ultrasettantenni.

Diagnosi e trattamento della paziente affetta da tumore mammario

Il meeting online in programma il prossimo 18 marzo ha lo scopo di mettere a confronto l’esperienza di diversi professionisti della cura del cancro al seno avanzato/metastatico ormonosensibile (HR+ e HER2-).

Inoltre, il momento è l’occasione per riflettere sull’impatto dell’approccio multidisciplinare e l’utilizzo di nuovi farmaci nel trattamento delle forme più aggressive di cancro al seno.

Come viene identificato un tumore raro

I tumori rari sono molto eterogeni tra loro, ciò che li accomuna è il fatto che siano presenti in un numero limitato di persone.
Un tumore è definito come raro quando colpisce meno di 6 persone su 100mila per anno e in Italia secondo i dati dello studio dedicato ai tumori rari RITA, sono circa 60mila le nuove diagnosi annuali.

La quantità insufficiente di dati non ci permette di definire i fattori di rischio e il tipo di prevenzione più adatto, quindi anche per i tumori rari parliamo di stile di vita sano così come per le altre neoplasie.
I ricercatori di Rare-Care hanno individuato ben 198 tipi di tumore raro e tra di essi troviamo le neoplasie solide dell’adulto, i tumori ematologici e le sindromi mielodisplatiche.
Nonostante i pochi dati a disposizione, stimano come rare circa il 20-25% delle neoplasie.

Assistenza per il tumore raro

In Italia i tumori rari non hanno un codice di esenzione specifico, ma afferiscono al codice 048 per “Malattie e condizioni croniche che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo”.
Nel 2003 viene istituita l’Intesa tra Governo, regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per la realizzazione di una rete nazionale sui tumori rari per facilitare l’accesso dei pazienti in un sistema integrato di assistenza.

L’importanza della diagnosi

Una diagnosi puntuale permette di tenere sotto controllo la malattia, anche se nel caso di quelle rare la diagnostica appare complessa.
Infatti, i sintomi raccontati dal paziente possono essere ricondotti a una malattia comune, e solo dopo, il medico può decidere di approfondire inviando i referti presso centri specializzati, allungando i tempi.

In generale, più tempestiva è la diagnosi individuando grado e diffusione nell’organismo, più efficace è la prognosi.
Se un tumore è raro, non è detto che sia meno curabile.

Chemioterapia: come funziona

La chemioterapia, o chemio, è una delle cure antitumorali e prevede l’uso di farmaci per distruggere le cellule malate.

Dal punto di vista clinico, il cancro è una malattia cellulare. Le cellule tumorali si moltiplicano disordinatamente formando una massa incontrollata, definita “pazzia biologica”, ovvero l’incapacità delle cellule malate di comunicare correttamente con quelle vicine.
Caratteristica delle cellule neoplastiche è il fatto che esse si moltiplichino molto velocemente a differenza di quelle sane.

L’utilizzo di farmaci chemioterapici è detto antiproliferativo, perché vanno a bloccare il meccanismo di suddivisione e quindi riproduzione delle cellule.

Cosa si fa con la chemioterapia?

Neoadiuvante: la chemio può diminuire le dimensioni di un tumore prima dell’intervento
Adiuvante: distrugge le cellule malate post intervento
Distrugge le cellule tumorali recidive o in metastasi in altre parti del corpo
A seconda del tipo di tumore e dello stadio, la chemio può: curare o controllare il cancro o essere usata come palliativo contro il dolore e l’oppressione causati dalla massa tumorale.

Come viene somministrata:


La scelta del farmaco da utilizzare è legata all’analisi di alcuni fattori, come il tipo di tumore, se si hanno altre patologie come il diabete e se si è già stati sottoposti in passato a cure oncologiche.
La cura è somministrata in ospedale, in day hospital o anche ai domiciliari.
Il farmaco è assunto per via orale, sotto forma di pillole o liquido, per iniezione, per via endovenosa, intrarteriosa e anche per via topica.
Come anticipato, gli oncologi valutano il tipo di chemio più indicata in base a diversi fattori:
-tipo di tumore
-la sede in cui il tumore si è presentato per la prima volta
-la severità (aspetto delle cellule al microscopio) del cancro
-l’evoluzione della malattia
-lo stato di salute generale del paziente

Schemi e cicli della chemio

A livello nazionale e internazionale esistono degli schemi o protocolli di chemio da utilizzare per le diverse forme di tumore.
Gli schemi sono chiamati con acronimi formati dalle iniziali dei medicinali utilizzati.
Oggi esistono un centinaio di sostanze che possono essere combinate per combattere il cancro e i nuovi farmaci a bersaglio molecolare vengono somministrati in combinazione con la chemioterapia.

Cicli

Il paziente è sottoposto a cicli di trattamento, che comprendono sia i giorni in cui si riceve la cura sia quelli in cui si è a riposo.
Un ciclo di tre settimane per esempio può prevedere la somministrazione in una sola giornata, mentre i restanti 20 giorni sono di riposo.
L’intervallo di tempo tra un ciclo e quello successivo consente la riproduzione delle cellule in fase quiescente o a riposo, e permette all’organismo di riprendersi dagli effetti collaterali della cura, soprattutto dall’abbassamento delle difese immunitarie. Gli effetti collaterali, che tanto spaventano il malato, sono dettati proprio dal fatto che la terapia aggredisce le cellule malate, ma anche quelle sane che si riproducono velocemente. Per esempio le cellule della bocca, dell’intestino e del midollo osseo.
La chemio genera effetti collaterali proprio quando danneggia queste cellule sane.
La conseguenza è l’insorgere di disturbi più o meno gravi come la perdita di capelli, l’anemia, la nausea o le infiammazioni alla bocca.

Quanto costano le cure chemioterapiche?


In Italia in genere il costo delle cure è interamente sostenuto dal Sistema Sanitario Nazionale.
Il valore è determinato dal numero e dal tipo di dosi impiegate, dal luogo in cui la cura è somministrata, dal luogo in cui si vive.
Il malato può anche decidere, qualora gli venisse proposto, di aderire a nuove sperimentazioni sui farmaci e sulle terapie.
Prima di aderire è bene analizzare tutti i rischi e i benefici, perché non sempre le nuove terapie sono migliori di quelle esistenti.

Oggi i farmaci chemioterapici sono più efficaci e meno tossici rispetto al passato, anche perché la risposta alle cure dipende da individuo a individuo.
La chemioterapia rimane un alleato indispensabile nella cura del cancro ed è stata rivoluzionaria come terapia contro le leucemie infantili, il tumore al testicolo, il linfoma di Hodgkin, tutte patologie che nella maggior parte dei casi giungono a totale guarigione.



Il decalogo delle cose da dire a un malato di cancro

Una diagnosi di cancro, come abbiamo più volte sottolineato, porta con sé strascichi di emozioni e di cambiamenti così importanti, che il malato necessita dell’affiancamento di uno psicologo e di tatto da parte di chi lo circonda.

A volte l’uso di alcune frasi genera solo angoscia e dolore, perché partire dalle parole è il primo passo per aiutare chi sta affrontando una diagnosi e cura oncologica.

Ecco le 10 frasi da evitare con un malato di cancro

Paolo Gritti, past president della Società Italiana di Psiconcologia (Sipo), ha stilato questo decalogo.

  • Devi solo riposare e stare sereno, ci occuperemo noi di tutte le tue faccende
    L’intento è dei migliori, però il malato di cancro sente la necessità di sentirsi attivo, capace di continuare a svolgere le sue attività quotidiane.
  • Poverino
    Il cancro è una malattia, grave, vero. Il malato ha bisogno, però, di positività, di sapere che ce la può fare.
    Non necessita di ansia sul futuro, sui possibili effetti collaterali. Al cancro si sopravvive, questo è il messaggio giusto!
  • I medici non hanno ancora capito di che si tratta
    Il paziente ha il diritto di conoscere la propria situazione, il silenzio e le bugie acuiscono solo lo stato di paura e di ansia e negano la possibilità di poter decidere.
  • Nessuno di noi dirà nulla
    Il Dott. Gritti la chiama la “congiura del silenzio”, ovvero la decisione unanime di familiari o amici di mantenere il silenzio sulle reali condizioni di salute.
    Il gesto di protezione, rischia però di generare rabbia e quindi medici e infermieri dovrebbero informare il malato su ogni aspetto.
  • Ce l’hai, ma non è proprio così
    Possiamo chiamarle le mezze verità. Recenti studi dimostrano come il paziente abbia bisogno della verità sul tumore, sulle terapie e le possibilità di guarigione.
  • Non farti domande
    Anche questa frase è sbagliata: la persona malata ha bisogno di chiedere, informarsi, dire la propria opinione. Ha bisogno di essere ascoltato.
  • Proviamo questa cura, dicono che sia miracolosa
    Sostenere le aspettative dell’esistenza di cure miracolose e spesso non provate scientificamente è un errore.
    Inoltre, sottolinea il Dott. Gritti, in Italia la cura contro il cancro ha raggiunto livelli che nulla hanno da invidiare agli altri paesi europei.
  • Fate così è la cosa migliore
    Quando il cancro avanza, compito del medico è lasciare libero il paziente e i suoi familiari nella scelta delle azioni da eseguire e rendersi disponibili a sfoghi e stati emotivi.
  • Il malato non è invisibile. La scelta giusta è quella di chiedergli come sta, con discrezione.
  • “Ho tanti conoscenti malati di cancro”
    Sarebbe il caso che amici e familiari la smettessero di alimentare false speranze e peggiorare la condizione del malato con informazioni o peggio, fake news.

Cancro: il percorso dopo la cura

Affrontare il cancro significa intraprendere un percorso complesso che ha inizio con la diagnosi e prosegue con la cura e i controlli periodici.
Le ripercussioni sullo stato di salute fisiche ed emotive del paziente sono notevoli.
Le statistiche ci dicono che più della metà dei malati guarisce in modo definitivo, un 20% convive con la malattia per un lungo periodo e in generale, il 4% dei cittadini ha o ha avuto una storia personale di tumore.

La percentuale dei guariti è in crescita, grazie al successo dei programmi di screening.
Nonostante l’auspicio sia quello che con la fine delle cure si possa tornare alla vita di prima, le tracce lasciate dalle cure e dai trattamenti possono avere ripercussioni anche a lungo termine.
Così se è normale aspettarsi effetti collaterali durante le cure, alcune patologie possono essere aggravate o manifestarsi a distanza di mesi, come il diabete o le cardiopatie.
Risulta necessario un approccio multidisciplinare, che veda la collaborazione di oncologi, psicologi e altri specialisti, oltre che dei medici di medicina generale per affiancare il malato durante le terapie e dopo.


Assistenza post cura

La prevenzione e la cura degli effetti collaterali è delegata al medico curante in primis (messo a conoscenza per primo dei sintomi) e poi al personale ospedaliero, che esegue i controlli (follow up) codificati dalla comunità scientifica, che hanno lo scopo di evidenziare una recidiva della malattia, ma anche le problematiche che ostacolano il ritorno alla normalità.
Dopo una prima fase intensiva, i controlli tendono a diradarsi nel tempo: il guarito deve fare affidamento al proprio medico, questo per evitare di fare controlli sbagliati che accrescono il grado di apprensione.

La riabilitazione:
Un ruolo importante è quello della riabilitazione, che ha lo scopo di prevenire e trattare gli effetti collaterali dei trattamenti e recuperare le funzioni lese.
In base al tipo di tumore e alle terapie ricevute sono stabiliti interventi riabilitativi specifici.
L’obiettivo è quello di aiutare la persona al reinserimento lavorativo, sociale e familiare.
Ma quali sono le conseguenze a lungo termine del cancro?
Come anticipato, le conseguenze sono legate al tipo di trattamento, quindi se la chemioterapia porta con sé alterazione della memoria, cataratta, disturbi cardiaci; l’intervento chirurgico, per esempio, determina altri effetti.

Nell’opuscolo La vita dopo il cancro, sono descritti tutti i possibili effetti collaterali delle terapie e i rimedi per alleviarli.

Stato emotivo: approccio multidisciplinare

Sopravvivere al cancro, significa ricostruire pezzo per pezzo la propria integrità mentale.
Significa imparare a convivere e controllare stati emotivi contrastanti, sempre alla ricerca di un nuovo equilibrio.
La rabbia, il senso di solitudine e isolamento, l’ansia e la paura costante che la malattia possa ripresentarsi e interpretare alcuni sintomi come la conferma.
Talvolta questi pensieri sfociano in crisi d’ansia, difficoltà di concentrazione, eccessi d’ira, altre, passano con il tempo, quando si riprende in mano la propria vita e si acquisisce maggiore sicurezza.
Discorso a parte va fatto per la sfera sessuale: i trattamenti e le conseguenze psicologiche spesso sono foriere di un calo del desiderio, soprattutto tra le donne. Il consiglio è quello di farsi affiancare da uno specialista e dialogare molto e apertamente all’interno della coppia.

La comunità scientifica sostiene il valore dell’approccio multidisciplinare alla cura e alla fase post guarigione, perché riesce ad avere una visione d’intervento d’insieme.

Congresso nazionale GOIM e approcci alla malattia

Il 23esimo Congresso nazionale del GOIM (Gruppo Oncologico dell’Italia Meridionale) è dedicato all’approccio multidisciplinare nella cura del paziente.
Il miglioramento delle prognosi dei pazienti è determinato dai progressi nelle conoscenze biomolecolari e terapeutici, ma anche da un modello organizzativo multidisciplinare, che coinvolge diversi specialisti.
La multidisciplinarietà sostiene il paziente anche nella gestione delle problematiche burocratiche, che crea disagio tanto quanto la malattia stessa.

Farmaci intelligenti e chemioterapia: il segreto delle cure combinate.

La medicina di precisione e i farmaci intelligenti rappresentano un’ottima opportunità nella ricerca e cura delle più gravi patologie oncologiche.

Cosa sono i farmaci intelligenti?

I monoclonali sono farmaci a bersaglio, in grado di riconoscere selettivamente e colpire in modo specifico una proteina presente sulle cellule tumorali, riducendo gli effetti collaterali della chemioterapia classica.
La cellula tumorale è attaccata e distrutta dall’anticorpo, mentre i tessuti adiacenti sani rimangono intatti.
Insieme ai “farmaci a piccole molecole” (small molecole drugs), i monoclonali fanno parte delle così dette terapie a bersaglio molecolare.
Mentre le “piccole molecole” sono in grado di entrare all’interno della cellula tumorale, la maggior parte degli anticorpi monoclonali non penetra nella membrana cellulare, ma colpisce bersagli esterni a essa o sulla sua superficie.
Il farmaco “intelligente” è prodotto in laboratorio e la sua azione è diretta in modo selettivo contro le cellule che possiedono quel particolare antigene.

Chemioterapia e farmaci: una cura efficace

La combinazione tra farmaci intelligenti e chemioterapia rappresenta l’arma più efficace nella cura dei tumori e nell’incremento dell’aspettativa di vita dei pazienti.
L’utilizzo di farmaci intelligenti ha portato a grandi passi avanti nella cura, per esempio, dei melanomi.
Per circa la metà dei pazienti con mutazione B-RAF, l’uso di terapie combinate ha avuto come effetto una regressione della malattia nel 80-90% dei casi.
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che i farmaci anti B-RAF combinati con quelli diretti contro la proteina MEK permettono di raggiungere un tasso di sopravvivenza a cinque anni pari al 35-40% della malattia metastatica.
Infatti, molte sono le terapie oncologiche che prediligono l’uso di entrambe le opzioni: netti miglioramenti sono stati registrati per il cancro al colon-retto, alla mammella, al rene e al polmone.

La terapia “intelligente” nella cura del cancro al seno

Nel caso di tumore della mammella HER-2 positivo, in una paziente su quattro si usa trastuzumab, che storicamente è stato il primo anticorpo monoclonale introdotto in oncologia: il farmaco ha notevolmente migliorato la prognosi non solo della malattia metastatica ma anche delle pazienti con malattia localizzata, sottoposte a chirurgia.
Per il trattamento dei tumori della mammella gli anticorpi monoclonali più utilizzati sono trastuzumab, pertuzumab, trastuzumab-emtansine e bevacizumab.
Per esempio, la finalità del trattamento con trastuzumab varia a seconda della fase della malattia:
fase iniziale: ridurre il rischio di ripresa della malattia. Generalmente il farmaco si somministra in associazione con la chemioterapia o alla sua conclusione. La durata complessiva del trattamento è di un anno; 
-localmente avanzata: ridurre l’estensione locale della malattia consentendo di migliorare l’operabilità del tumore e anche la prognosi. Il trastuzumab è associato alla chemioterapia.
in fase metastatica: il trattamento è combinato con la chemioterapia o la terapia ormonale.

Monoclonali e altre malattie:

Ottimi risultati sono stati ottenuti anche nel campo delle malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide: alcuni farmaci sono già disponibili, altri in sperimentazione.
L’artrite reumatoide è stata la prima a essere trattata con farmaci mirati a bloccare i “messaggeri” dell’infiammazione, come il Tnf-alfa e l’interleuchina 6 (Il-6), a cui è seguita la psoriasi che, in un paziente su quattro, si accompagna anche all’artrite.
Progressi medici tangibili anche contro il il Lupus eritematoso sistemico (Les), la dermatite e addirittura contro le forme gravi di asma.

Farmaci biologici: i costi

I farmaci biologici o intelligenti vengono somministrati ai pazienti attraverso iniezioni endovenose o sottocutanee, sono molto cari, ma in Italia, che è uno dei paesi ove queste cure sono maggiormente accessibili, sono pagati interamente dal Servizio Sanitario Nazionale.
In un Sistema Sanitario funzionante solo un uso appropriato di questi farmaci costosi (mediante l’utilizzo di registri di monitoraggio e una maggior attenzione alle performance del farmaco nella pratica clinica) e un maggior ricorso alla prescrizione di biosimilari permetterà un accesso alle cure a un numero sempre più ampio di pazienti che potranno beneficiare degli effetti positivi. Anche perché, è ampiamente dimostrato che i pazienti che reagiscono bene al farmaco originale, hanno lo stesso grado di reazione al similare.

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