Tag: tumore al seno

Cancro e sesso: l’intimità trascurata

Sex and the Cancer è il progetto nato per sensibilizzare l’opinione comune sul rapporto controverso e difficile delle donne malate di cancro e il sesso.
Parlare di un argomento diventato quasi tabù (noi ne abbiamo già parlato qui) aiuta la donna a vivere meglio la propria sessualità, che dopo la diagnosi e soprattutto durante le terapie può diventare un momento non più piacevole, ma cagionare ulteriore ansia e paura.
Condividere la propria esperienza con altre donne, fa sentire meno sole.
Sex and the cancer- quello che le donne non dicono” è l’incontro in programma il prossimo 5 ottobre presso il Campidoglio a Roma, nel quale ci si confronterà sulle possibili soluzioni, sul ruolo dello psico-oncologo e di come rileggere la malattia attraverso una chiave nuova.

Cancro e sesso: gli effetti collaterali della terapie


Circa il 6% delle donne italiane affette da cancro lamenta il difficile rapporto con il sesso, a causa dei cambiamenti fisici imposti dagli interventi chirurgici e degli effetti collaterali delle terapie.
Infezioni vaginali e urinarie, minzione dolorosa, scarsa lubrificazione, dolore durante la penetrazione, calo della libido sono solo alcune delle conseguenze che la chemio produce sul corpo della donna.

A livello medico, non c’è nessuna motivazione per interrompere l’attività sessuale dopo aver scoperto di avere il cancro.
Purtroppo, come anticipato, gli effetti collaterali delle terapie possono incidere sul rapporto tra i coniugi, perché gli squilibri ormonali e la stanchezza post chemio o radio inducono, come detto, un calo della libido.

La reazione della paziente è soggettiva e molto dipende dal tipo di terapia.
Se per alcune tornare alla normalità, significa riprendere in mano la propria vita, anche quella sessuale, per altre, vuoi il cambiamento fisico causato dagli interventi subiti, vuoi l’aspetto psicologico, il sesso è qualcosa al quale non ha più senso dedicarsi.
Se parliamo, in particolare, dei tumori dell’apparato genitale, questi hanno come conseguenza un impedimento fisico prodotto dagli interventi chirurgici demolitivi.
In questo caso, come dimostrano le ricerche condotte su ragazze sottoposte a mutilazione genitale per motivi culturali, il piacere sessuale è più legato a un’accettazione del proprio corpo che alla mutilazione vera e propria.

Comunicazione, il leitmotiv tra il cancro e il sesso:


Cos’è che manca? La comunicazione, non solo tra i coniugi, ma anche tra medico e paziente.
La donna, così come il partner, deve essere adeguatamente informata delle difficoltà che potrà incontrare durante il percorso terapeutico.
Un confronto sincero con l’oncologo e con il team multidisciplinare può essere di sostegno nel percorso verso la riacquisizione della propria individualità, oltre la malattia.
Secondo i dati dell’American Society for Radiation Oncology (ASCO) radiologi e oncologi non affrontano adeguatamente il problema con le loro pazienti, indicando loro i possibili rimedi, come l’uso di lubrificanti e idratanti vaginali, ginnastica pelvica, laser etc.
Spesso a limitare il rapporto con il partner sono paure infondate, come quella di trasmettere all’altro la malattia.

Sostegno psicologico alla coppia

Il sostegno psicologico è fondamentale nel percorso di accettazione e superamento dei timori, legati spesso a false credenze e nell’accettazione del proprio corpo, cambiato e ritenuto meno desiderabile a causa del cancro.
L’intervento dello psicologo è utile anche a migliorare la comunicazione nella coppia, per evitare quel “non detto” che a lungo andare porta a silenzi, accuse e rotture.
Alcuni studi, inoltre, dimostrano che molto spesso i problemi relazionali sono antecedenti la diagnosi della malattia, e quindi perché non approfittare del momento per risanare lacune protrattesi nel tempo?

Oggi la chirurgia ha fatto passi da gigante con interventi sempre più conservativi e mininvasivi, ma il cambiamento c’è e la donna, soprattutto quando il tumore coinvolge organi riproduttivi come il seno o l’ovaio, deve comunque imparare ad accettarlo.
Imparare a rispettare i tempi, nonostante la fretta, che mai come in questo caso, è cattiva consigliera.

Senza pensare che spesso la terapia prevede l’uso di farmaci che bloccano gli effetti degli ormoni sull’organismo e l’impatto psicologico della malattia può essere devastante, soprattutto sulle donne più giovani, le quali si sentono menomate nel loro essere donne per l’appunto, a causa della scomparsa delle mestruazioni, l’anticipo della menopausa e la rinuncia a una maternità tanto desiderata.

I rapporti sessuali non causano il cancro e il cancro non è contagioso, la malattia incide, è vero, sul desiderio sessuale, ma l’affetto, il contatto e il sentirsi ancora desiderate possono avere effetti positivi sul trattamento e sulla qualità di vita della donna.

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Quali tipi di prevenzione esistono?

Parliamo spesso di tipi di prevenzione, di quanto adottare uno stile di vita sano e sottoporsi a controlli regolari siano le armi che abbiamo a disposizione nella lotta contro il cancro.

Ma quanti tipi di prevenzione esistono? E quali sono le scelte dipese dal soggetto, che incidono sulla salute in generale e sulla probabilità di sviluppare il cancro in particolare? Vediamole nel dettaglio.

Cosa intendiamo per prevenzione medica?

La prevenzione medica è l’insieme delle attività, azioni e interventi che mirano a ridurre la morbilità, cioè il numero di malati in un tempo e luogo specifici, la mortalità e i rischi legati al profilarsi di una data patologia.

La prevenzione promuove la salute del singolo e della collettività coinvolgendo diversi specialisti, non solo oncologi, ma anche infermieri, psicologi o assistenti sociali.
Inoltre, l’obiettivo della prevenzione è anche quello di migliorare la qualità di vita del malato e promuovere il suo inserimento nel tessuto lavorativo, sociale e familiare.

Prevenzione primaria: cosa s’intende?

Nella prevenzione primaria vengono adottati interventi e promossi comportamenti atti a ridurre l’insorgenza o lo sviluppo della malattia.
Nella popolazione sana, la prevenzione primaria incentiva comportamenti “sani” che riducono la possibilità di contrarre il cancro, agendo sui fattori di rischio.
Esistono, in realtà, due tipi di fattore di rischio collegati al cancro: il sesso, la genetica, l’età sono detti immodificabili, mentre i comportamenti o l’ambiente sono inseriti tra i fattori di rischio modificabili.
Ci si può rivolgere a tutta la popolazione, pensiamo ad esempio alla promozione dell’attività fisica regolare, o a gruppi di persone ad alto rischio, come i fumatori.

Le campagne antifumo, quelle pro vaccinazione HPV, l’educazione alimentare, la chemioprevenzione mirano tutte a ridurre, quindi, i fattori di rischio.

Quali sono gli obiettivi della prevenzione secondaria?

Nella prevenzione secondaria la malattia è presente in uno stadio iniziale e curata, spesso ancora prima della comparsa dei sintomi.
Lo strumento per eccellenza della prevenzione secondaria è lo screening, che permette di ridurre al minimo le conseguenze della malattia.
I pap test, la mammografia, l’ecografia alla prostata, la ricerca di eventuali partner sessuali per chi ha sviluppato una malattia sessualmente trasmissibile sono tutti controlli ai quali sottoporsi in base all’età e alla familiarità con la patologia oncologica.

Inoltre, i programmi di screening possono coinvolgere tutta la popolazione in base a criteri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tra i tipi di prevenzione anche la terziaria

Quando parliamo di prevenzione terziaria facciamo riferimento ai programmi per prevenire le recidive o metastasi, successive alla fine dei trattamenti.
Appartengono a questa fase le terapie adiuvanti e le misure riabilitative e assistenziali volte a reinserire il soggetto nella realtà sociale e lavorativa e aumentare la qualità di vita.

Tutti i tipi di prevenzione partono dalle scelte del soggetto, che nella quotidianità può mettere in atto comportamenti, come smettere di fumare, mangiare sano, sottoporsi a controlli regolari, con i quali sarebbe possibile, dati alla mano, prevenire circa il 30% dei tumori.







24esimo Congresso nazionale GOIM

24esimo Congresso nazionale GOIM (Gruppo oncologico dell’Italia meridionale) – Taranto – 23/25 giugno

L’annuale congresso del Goim affronterà le questioni inerenti alla gestione multidisciplinare del paziente, che permette di occuparsi del suo stato dalla diagnosi, alla terapia, alla ripresa.

Inoltre, l’incontro si focalizzerà sui progressi della ricerca scientifica, i quali hanno permesso la produzione di farmaci sempre più efficaci, che hanno aumentato di molto l’aspettativa di vita del malato.

Senza dimenticare di ribadire l’importanza della diagnosi precoce, come punto di partenza basilare nella prevenzione e cura del cancro.

Recidive cancro al seno: un algoritmo prevede il rischio metastasi

Un algoritmo capace di individuare precocemente i casi di recidive cancro al seno è stato progettato dal laboratorio di oncologia dell’IRCSS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.

La ricerca ha ricevuto un finanziamento di ben 610mila euro dall’AIRC.

Paola Parrella, medico e ricercatrice del laboratorio di oncologia, afferma che nel progetto Portent si è partiti da una classe di nuove molecole chiamate microRNA, le quali rivestono un ruolo fondamentale nel funzionamento delle cellule normali e se alterate, sono collegate ai meccanismi di sviluppo delle metastasi.

Gli stessi ricercatori hanno già affrontato la questione cancro e micro molecole con il progetto precedente, Bremir, finanziato dal Ministero della Salute.

Infatti, hanno identificato 8 microRNA alterate nelle pazienti con un’evoluzione metastatica della malattia.
Successivamente, analizzando 223 casi tra le pazienti della Casa Sollievo, è emerso che almeno due di queste micro molecole sono responsabili della comparsa di recidive e metastasi nei quindici anni successivi alla diagnosi.

È proprio sulla base di questi risultati che il team di biostatistici ha sviluppato un algoritmo.
Dalla ricerca è emerso che l’analisi dei due microRNA applicata al modello clinico base migliora la capacità di predire il futuro negativo della malattia.

La ricerca traslazionale sulle recidive cancro al seno

Lo studio Portent è una ricerca traslazionale, e ha l’obiettivo di estendere le ricerche di laboratorio allo studio clinico per migliorare l’approccio terapeutico.
Per poter applicare l’algoritmo a tutte le pazienti c’è bisogno di fare un discorso generalizzato, non limitato ai soli casi originator.

Inoltre, se gli studi successivi dimostreranno la validità del modello, sarà possibile creare un test di laboratorio per i due miRNA, utilizzato nella gestione clinica delle pazienti affette da cancro al seno.
Il modello potrebbe essere determinante anche nella scelta del tipo di terapia.

Oggi i problemi più rilevanti nella cura del cancro al seno sono correlati a una possibile evoluzione negativa della malattia e alla necessità di avere a disposizione trattamenti efficaci qualora il cancro progredisca.

La vita sotto il turbante: l’unione tra donne fa la forza

Il progetto La vita sotto il turbante nasce dalla collaborazione tra Go5 per mano con le donne Onlus e la Cooperativa Alice per Sartoria San Vittore e ha lo scopo di aiutare donne che soffrono, per il cancro al seno o per la detenzione.
I turbanti confezionati dalle sarte sono distribuiti alle donne in cura, costrette per un periodo, alla perdita dei capelli.

Secondo i Numeri del Cancro in Italia 2021 il tumore al seno è la patologia neoplastica più diffusa tra le donne, circa 834 mila i casi registrati, con un’incidenza del 43% sul totale delle donne malate di cancro.
Come più volte abbiamo sottolineato la prevenzione primaria e secondaria, l’adesione ai programmi di screening e l’adozione di uno stile di vita sano sono tra i fattori determinanti del calo costante della mortalità rispetto agli anni passati.
Abbiamo anche parlato di come si sentono le donne durante le cure, di come vivono il cambiamento, sociale, culturale e soprattutto fisico, perché anche se temporaneo, quest’ultimo incide molto sul senso di misconoscimento della donna.

La perdita dei capelli, in seguito alla chemioterapia, è tra gli effetti peggio avvertiti dalle donne, che si sentono meno femminili e costantemente sotto gli occhi degli altri.

Qui abbiamo parlato di un altro splendido progetto.

Perché scegliere di indossare un turbante?

La scelta di indossare una parrucca o un turbante risponde proprio alla necessità di continuare a sentirsi piacevoli ai propri occhi e magari agli occhi del partner.

Indossare un turbante colorato, in seta, in tessuti wax o indiani è una scelta pratica per la vita quotidiana e allo stesso tempo è un modo per giocare con il proprio essere donna e con la propria bellezza.

I turbanti del progetto sono realizzati, secondo un modello ideato dalla stilista Rosita Onofri, dalle detenute del carcere San Vittore e sono disponibili per le donne malate a fronte di una piccola donazione.
L’iniziativa veicola un messaggio di solidarietà tra donne, accomunate dalla sofferenza, sia quella della malattia sia quella della detenzione.

Infatti, il turbante diventa un simbolo di integrazione tra le detenute soddisfatte nel creare un pezzo unico, frutto del loro lavoro artigianale.
È un modo per sentirsi “libere” dalle mura del carcere e lavorare continuando a mantenere economicamente le famiglie all’esterno, perché l’Ass. Go5 commissionando i turbanti, offre loro un impiego.

Le parole di Cristina…

Così Cristina Gatelli, una delle fautrici del progetto, descrive la scelta di indossare il turbante:
«Quella del turbante, in realtà, è una scelta molto personale. Alcune preferiscono indossare una parrucca, perché consente di non dover dare spiegazioni né in famiglia, magari con i figli piccoli che fanno fatica a vedere la mamma senza capelli, né sul lavoro o quando si incontra qualcuno per strada. Poi ci sono le pazienti che non hanno problemi a mostrare la testa calva: sono tranquille e non intimorite dalle possibili reazioni delle altre persone. Il turbante invece viene scelto da chi non si sente di rimanere a capo scoperto, ma non vuole nemmeno nascondere del tutto la malattia. Quello che offre è un senso di libertà e di accettazione rispetto a quello che sta accadendo, un modo di giocare con l’abbinamento di colori e dire che la propria esistenza non si ferma al tumore“.

Come aiutare il progetto La vita sotto il turbante?

La vita sotto il turbante è alla ricerca di stoffe e di luoghi fisici o virtuali ove presentare il progetto.
Per chi, invece, fosse alla ricerca dei turbanti è possibile trovarli:

  • Consorzio Viale dei Mille a Milano
  • Online qui
  • Presso lo store Pretty Box sempre a Milano

L’importanza di uno stile di vita sano

In occasione della Giornata Mondiale per la salute, si terrà a Messina il 1 aprile 2022 presso l’Aula Magna dell’Università l’incontro “Stile di vita sano: perché sceglierlo e da dove iniziare”, promosso da LIONS & Leo Club Messina e LILT (Lega lotta tumori Messina).

Mangiare sano, praticare attività fisica regolare, saper gestire lo stress, evitare di fumare o bere alcool sono comportamenti preventivi nei confronti di molte patologie e, in particolare, di alcune forme di tumore come il cancro al seno.

Infatti, le evidenze scientifiche dimostrano come adottare uno stile di vita sano contribuisca a ridurre i rischi di sviluppare la malattia ed eventuali recidive e a contrastare gli effetti negativi delle terapie oncologiche.

a messina si riflette su come adottare uno stile di vita sano

Inibitori delle cicline: dai dati alla sicurezza clinica

Sophos partecipa al congresso in programma il prossimo 25 marzo a Oristano “Inibitori delle cicline: dal consolidamento dei dati clinici alla sicurezza della pratica clinica”.

Il focus dell’incontro sarà sugli inibitori delle cicline e la cura del carcinoma mammario ormonoresponsivo metastatico.

Negli ultimi 5 anni la prognosi della malattia è sensibilmente migliorata grazie all’utilizzo di una nuova classe di farmaci che aiuterebbe ad arrestare la proliferazione delle cellule malate.

In basso la locandina dell’evento.

Diagnosi e trattamento della paziente affetta da tumore mammario

Il meeting online in programma il prossimo 18 marzo ha lo scopo di mettere a confronto l’esperienza di diversi professionisti della cura del cancro al seno avanzato/metastatico ormonosensibile (HR+ e HER2-).

Inoltre, il momento è l’occasione per riflettere sull’impatto dell’approccio multidisciplinare e l’utilizzo di nuovi farmaci nel trattamento delle forme più aggressive di cancro al seno.

Breast Cancer Challenge The Expert

Cancro al seno: efficacia della target therapy

L’incontro in programma a Napoli il 21 febbraio è l’occasione per fare il punto sulle principali conquiste diagnostiche e terapeutiche e in particolare sul corretto utilizzo ed efficacia degli inibitori di chinasi ciclina.

Il tumore al seno è ancora quello più diagnosticato tra la popolazione femminile e, nonostante il carcinoma mammario metastatico sia ancora oggi una malattia incurabile, l’utilizzo di nuovi farmaci “target” fa ben sperare per il futuro delle pazienti.

Attività fisica contro il cancro

L’attività fisica protegge dal cancro anche anni dopo averla pratica.

Abbiamo più volte ribadito l’importanza di adottare uno stile di vita sano, sia a livello di alimentazione sia a livello di pratica sportiva, come deterrenti contro il cancro.
Riguardo al consumo di cibo sano sono stati fatti molti passi avanti e le persone sembrano sempre più interessate a ciò che mangiano.
Invece, sul praticare attività fisica regolare, nonostante le raccomandazioni degli esperti, i pazienti appaiono ancora scettici.

Gli uomini che pratica più attività fisica sviluppano meno il cancro

Le ricerche scientifiche a conferma di questa tesi sono molte.
Uno studio presentato qualche anno fa al congresso dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology) ci conferma come gli uomini che hanno svolto attività fisica prima dei 50 anni negli anni successivi siano meno soggetti a sviluppare tumori con un indice di mortalità più basso per neoplasie e malattie cardiovascolari.

La ricerca ha coinvolto circa 17mila uomini americani monitorati per 20 anni e ha l’obiettivo di analizzare l’incidenza dell’attività fisica sul cancro.
Per stabilire il livello di allenamento gli uomini sono stati sottoposti al MET-test, cioè la registrazione della performance durante la corsa su tapis-roulant.
Bene, gli uomini in buona forma fisica prima dei 50 anni registrano il 68% in meno di possibilità di sviluppare il tumore al polmone e il 38% quello al colon.
Inoltre, il rischio di morte per cancro scende al 14% e quello per malattie cardiovascolari al 23%.

Sport come prevenzione primaria

Diversi studi epidemiologici, oltre al citato studio americano, dimostrano la relazione tra attività sportiva e alcuni tipi di cancro.

  • Cancro al colon: le ricerche confermano la correlazione tra la pratica sportiva e la diminuzione del rischio di ammalarsi di cancro al colon.

I benefici sono maggiori se l’attività è continuativa e non spezzata nell’arco della giornata e praticata con intensità per almeno 30-60 minuti al giorno.
Sono da prediligere le attività aerobiche, come la corsa, dove il tessuto muscolare utilizza ossigeno per sintetizzare la molecola ATP.
Il moto riduce il peso corporeo e gli effetti tossici e infiammatori, riducendo il tempo di permanenza degli scarti nell’intestino.

  • Cancro al seno: un’attività fisica frequente riduce la possibilità di sviluppare il tumore al seno.

Mezz’ora di attività giornaliera riduce il peso, la concentrazione degli estrogeni, il rilascio dell’insulina nel sangue e stimola il sistema immunitario.
Stesso discordo per il tumore all’endometrio, dove i dati mostrano una riduzione tra il 20-40% dell’incidenza tumorale in relazione all’intensità e regolarità dell’attività fisica.

  • Dati incoraggianti per il tumore al polmone, anche se il fumo nelle donne è ancora una variabile determinante nello sviluppo della patologia; nel tumore alla prostata l’attività fisica ha il merito di ridurre la circolazione di ormoni femminili responsabili delle infiammazioni apripista tumorali.

In questo caso, oltre all’attività fisica in sé, appare determinante la correlazione tra obesità e forme aggressive di cancro alla prostata, questo anche rispetto alla comparsa di recidive.

In conclusione, l’esercizio fisico è uno dei fattori ambientali in grado di determinare in positivo la propensione allo sviluppo di alcuni tipi di neoplasie, migliorando anche la reazione ai trattamenti.

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